Bellezza e fragilità. Un connubio che negli ultimi anni, di fronte all’evidenza di una crescente incidenza di disastri naturali e ambientali, ha trovato sempre maggiore spazio all’interno del racconto sul territorio italiano fornito, a seconda delle circostanze, da tecnici, politici e mezzi d’informazione. Due parole che risultano molto efficaci nell’evocare i molti rischi a cui il nostro unico e peculiare patrimonio paesaggistico è esposto e nel giustificare investimenti, iniziative e programmi di ricerca volti alla salvaguardia di una risorsa che, nel contesto italiano, assume anche una straordinaria rilevanza socioculturale, artistica ed economica, configurandosi come elemento strategico per il futuro dell’intero Sistema Paese. Nell’insieme degli sforzi indirizzati ad accrescere la conoscenza del nostro territorio e a definire misure tese alla sua tutela si inserisce anche il contributo del Centro Nazionale ICSC e del proprio Spoke 5 ‘Environment and Natural Disasters’, che raccoglie competenze e professionalità appartenenti sia al settore pubblico che privato impegnate a livello nazionale nel controllo delle aree a maggiore fragilità e nella mitigazione dei rischi legati ai disastri naturali e ambientali. Una comunità contraddistinta da una estesa multidisciplinarietà, che ha trovato il proprio elemento di convergenza intorno all’infrastruttura federata di supercalcolo e storage di ICSC, grazie alla quale sarà possibile collezionare e analizzare la grande messe di dati prodotti dalle campagne di monitoraggio e realizzare strumenti e flussi di lavoro ottimizzati e condivisi, al fine di sviluppare modelli in grado di aumentare il dettaglio di descrizione del territorio italiano e di prevedere possibili fenomeni estremi collegati ai fattori di rischio, a vantaggio di pubblico e privato.

Il costo dei danni provocati da disastri naturali e ambientali costituisce una voce di spesa in costante aumento all’interno dei bilanci di ogni paese. Una tendenza che evidenzia come una strategia integrata ed efficace per la valutazione e mitigazione del rischio associato a questi eventi non possa prescindere anche dall’analisi del loro impatto socioeconomico. Economia e sociologia si devono perciò aggiungere all’insieme di competenze coinvolte nella filiera responsabile della produzione di informazioni sullo stato di salute del territorio, alle quali ICSC, attraverso lo Spoke 5, fornisce oggi per la prima volta nel nostro paese uno spazio comune intorno al quali confrontarsi e collaborare. 

“All’interno dello Spoke, spiega Roberto Bellotti, Professore dell’Università di Bari e Leader dello Spoke 5 di ICSC, possiamo contare su un ampio spettro di expertise: a cominciare da quelle di tipo ingegneristico, nei campi civile, strutturale e geotecnico; passando per le competenze relative alla matematica e alla fisica; fino ad arrivare al Know-how negli ambiti dell’agraria e, ovviamente, dell’informatica. Non possiamo inoltre dimenticare la componente legata alla sociologia e all’economia. È quindi importante sottolineare il ruolo che ICSC svolge nella promozione di nuove collaborazioni scientifiche tra gruppi di ricerca che prima della nascita dello Spoke 5 non sempre dialogavano tra loro e nel mettere insieme più competenze in grado di lavorare, consentendo così di aumentare la tipologia di strumenti e soluzioni che possono essere portate a valore.”

Pur avendo già conseguito un primo significativo traguardo con la creazione di una nuova ed eterogenea comunità di ricerca, gli obiettivi che lo Spoke 5 si pone guardano soprattutto alla messa a punto di soluzioni innovative, sia conoscitive che operative, capaci di supportare e indirizzare le misure rivolte alla mitigazione del rischio derivante da quegli eventi, quali alluvioni, frane e terremoti, che colpiscono con sempre maggiore frequenza l’Italia. Un’attività che può beneficiare ed essere accelerata sia dell’apporto fornito dagli altri Spoke impegnati su tematiche connesse – come quelle su cui si concentra lo Spoke 4 ‘Earth and Climate’ – che dall’accesso all’infrastruttura di ICSC, necessaria per abilitare la raccolta e analisi della grande quantità di dati attinenti il territorio italiano e tutti i suoi edifici – i quali possono provenire da osservazioni satellitari, ma anche e soprattutto da misure effettuate direttamente sul campo -, e la conseguente mappatura del rischio a cui sono essi sono esposti.  

“Tutto ciò”, specifica Roberto Bellotti, “costituisce una sfida cruciale, perché non esiste ancora, nell’ambito della gestione dei disastri naturali e ambientali, una digitalizzazione del Sistema Italia. Quello che ci proponiamo dunque di fare in questa fase del progetto è costruire metodologie condivise di filiera che garantiscano una rappresentazione completa del territorio – a partire dal sottosuolo fino ad arrivare al costruito – relativa ad aree specifiche del nostro paese di particolare interesse. Gli strumenti da adottare per simili attività sono quelli modellistici, elaborati sulla base della conoscenza dei fenomeni che determinano i disastri naturali, e ovviamente quelli di calcolo avanzato, di machine learning e di intelligenza artificiale, grazie ai quali è possibile pervenire a previsioni e a modelli di mitigazione del rischio laddove il modello deterministico non riesce a fornirci previsioni a causa della difficoltà del problema o dell’eccessiva quantità di dati da analizzare.”

Un banco di prova formidabile per lo sviluppo e la messa a terra delle soluzioni che lo Spoke 5 intende realizzare è fornito proprio dal territorio italiano, il quale costituisce un laboratorio a cielo aperto di tutti i problemi che da un punto di vista ambientale possono e devono essere affrontati. Nello specifico, i progetti a cui i ricercatori di ‘Environment and Natural Disasters’ stanno lavorando riguardano aree di particolare fragilità, su cui sono concentrate nel tempo un vasto dominio di competenze e conoscenza e che, già prima della nascita del Centro Nazionale, hanno consentito la produzione di dati e risultati scientifici di respiro e valenza internazionale. Zone che assumono in molti casi un particolare interesse anche alla luce dell’insieme di beni storico-artistici, urbanistici e infrastrustrutturali che ospitano, i quali sono parte integrante del territorio e contribuiscono alla complessità della sua descrizione.

“Molti dei territori su cui ci stiamo concentrando”, prosegue Bellotti, “sono da tempo oggetto d’indagine da parte dei ricercatori dello Spoke 5, che continuano a lavorare su di essi per ottenere un maggiore livello di conoscenza e di capacità di gestione del rischio, così da rendere queste aree casi di studio estendibili ed esportabili su scala sia nazionale che internazionale. Per fare un esempio, relativamente al territorio di Roma, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, uno degli otto partner dello Spoke 5, sta attualmente effettuando una simulazione molto accurata degli effetti di un eventuale sisma. Simulazione che peraltro è stata eseguita utilizzando il supercomputer Leonardo. Abbiamo poi in osservazione tutta la zona di Napoli e dei Campi Flegrei, in quanto soggetta a spostamenti, e la zona della Daunia, in cui stiamo monitorando le frane lente su cui sono posizionati molti comuni della zona.”

Sebbene i soggetti pubblici responsabili della gestione delle emergenze e dei disastri naturali rappresentino certamente i principali destinatari del lavoro svolto dallo Spoke 5, i benefici derivanti dall’adozione degli strumenti di mitigazione del rischio così sviluppati da parte del settore privato non possono essere sottovalutati. La possibilità di disporre di una accurata mappa del rischio a cui sono esposti edifici e infrastrutture potrà essere di rilevanza centrale anche nella pianificazione di attività e investimenti in molti settori produttivi. Un aspetto che motiva l’interesse dei grandi player industriali partner di ICSC nei confronti dello Spoke 5 e il loro ruolo attivo nei progetti promossi dal Centro Nazionale e dedicati a queste tematiche.

“Lo Spoke 5 non mira a rafforzare solo la collaborazione pubblico-pubblico, ma anche quella pubblico-privato: anche se moltissimi dei risultati saranno d’interesse pubblico, pensiamo per esempio alla protezione civile, ciò non esclude tuttavia l’interazione e la collaborazione con il settore privato, su cui si basa d’altro canto il modello d’innovazione adottato da ICSC. In particolare, le attività di messa a terra delle soluzioni sviluppate dallo Spoke 5 sono già oggi partecipate o guidate, come nel caso dei progetti d’innovazione, da membri industriali del Centro Nazionale appartenenti al campo assicurativo, in cui la valutazione del rischio sia per la componente infrastrutturale che per quella del costruito e particolarmente cogente, al settore energetico e a quello dei trasporti, particolarmente interessati ai risultati che potranno essere ottenuti per quello che riguarda invece la progettazione e la gestione delle infrastrutture”, conclude Bellotti.